
Father Joe si presenta come uno degli attesi action thriller internazionali degli ultimi tempi: scritto e prodotto da Luc Besson, il film riunisce due icone di Hollywood, Kiefer Sutherland e Al Pacino, in ruoli che promettono tensione e profondità emotiva. Ambientato nella Manhattan degli anni novanta, il progetto è diretto da Barthélémy Grossmann, regista già noto per l’atmosfera cupa e tesa di «Malediction – La maledizione di Arthur».
Nel cuore della trama troviamo un conflitto che unisce fede e violenza: Sutherland interpreterà un sacerdote determinato, impegnato in una vera e propria crociata contro la criminalità urbana, mentre Pacino vestirà i panni di un influente boss mafioso, il cui impero entra in collisione con la missione del protagonista. Questo scontro gerarchico e morale definisce il tono del film, oscillando tra azione grezza e dramma interiore.
Il contributo di Luc Besson come autore e produttore è un elemento distintivo: regista di cult come «Léon» e «Lucy», Besson porta con sé la capacità di coniugare ritmo e caratterizzazione dei personaggi. Sul fronte registico, Barthélémy Grossmann promette una messa in scena intensa e visivamente curata che valorizzi l’ambientazione urbana e la tensione narrativa tipica dei migliori action-thriller.

Completano il cast nomi emergenti come Ever Anderson, giovane attrice già nota per i suoi ruoli in «Peter Pan & Wendy» e «Black Widow». Anderson interpreta una figura femminile complessa, sul filo del pericolo e della redenzione, una presenza che potrebbe fare da catalizzatore emotivo tra le forze contrapposte del racconto.
Le riprese, secondo le fonti esclusive riportate da Variety, inizieranno in tempi brevissimi: un’avvio di produzione che fa presagire un calendario serrato volto a rispettare i piani di lancio internazionali. L’ambientazione scelta — la Manhattan anni novanta — non è casuale: l’epoca offre un patrimonio visivo e narrativo ideale per raccontare storie di criminalità organizzata, degrado urbano e ricerche di redenzione.
Su questa materia, Kiefer Sutherland ha espresso entusiasmo, dichiarando il proprio apprezzamento per l’opera di Besson fin dai tempi di «Subway». Ha sottolineato il modo in cui lo sceneggiatore riesce a intrecciare dramma e azione senza sacrificare l’uno a favore dell’altro, manifestando una forte voglia di collaborare con il team creativo guidato da Grossmann.
La coppia artistica formata da Sutherland e Pacino rappresenta, sul piano produttivo e promozionale, un elemento di grande richiamo: l’incontro tra l’intensità intimista di Sutherland e l’istinto carismatico di Pacino può generare un equilibrio narrativo capace di attrarre pubblico di diverse fasce d’età e gusti cinematografici. Le aspettative su chimica recitativa e sequenze d’azione sono alte.
L’ambientazione scelta amplifica la potenza narrativa: la New York degli anni Novanta offre scenari ideali per un noir moderno, con strade affollate, angoli di periferia e salotti del potere in cui si intrecciano economia, politica e malaffare. Questa combinazione, unita allo stile visivo di Grossmann e alla sceneggiatura di Besson, lascia presagire un prodotto ricco di ritmo e tensione morale.
In termini di stile e tono, gli osservatori si aspettano sequenze d’azione calibrate ma anche momenti di introspezione: temi come il senso del dovere, la fede in conflitto con la violenza e la possibilità di redenzione sembrano al centro del racconto. Film come «Léon» o le atmosfere dei lavori più duri di Besson possono essere utili punti di riferimento per anticipare il mix di emozione e adrenalina che Father Joe intende offrire.