Il 14 ottobre 2024, Francis Ford Coppola si presenta alla stampa italiana con un tocco di umiltà, rifiutando titoli come ‘Maestro’ o ‘Mister Coppola’, preferendo essere chiamato affettuosamente ‘zio Ciccio’. Questa è l’occasione per parlare del suo attesissimo film Megalopolis, che arriverà nelle sale il 16 ottobre. Dopo la sua anteprima al Festival di Cannes 2024, il film giunge ora a Cinecittà, dove il regista è stato onorato con un viale a lui dedicato e la Chiave degli Studi romani.
Megalopolis è ambientato in una New York contemporanea che Coppola ha soprannominato ‘New Rome’. I personaggi, come Catalina (interpretato da Adam Driver) e Julia Cicero (con Nathalie Emmanuel), portano nomi che richiamano la storia antica, creando un ponte tra passato e presente. Il film esplora temi complessi come l’utopia, la libertà e la natura umana, presentando una narrazione ricca di simbolismo e profondità.
“Il cinema è iniziato 140 anni fa”, riflette Coppola, “e all’inizio si cercava di realizzare opere con budget contenuti, attingendo alla storia romana”. La sua ambizione di creare un’epopea moderna è evidente; nonostante la sfida, il regista riesce a mantenere un equilibrio tra i misteri del cuore umano e le questioni sociali e politiche. Megalopolis non è solo un film, ma un viaggio attraverso l’eternità e la ciclicità della storia.
Parlando dell’industria cinematografica, Coppola esprime preoccupazioni sul futuro del cinema. “Il cinema è arte e business”, afferma, sottolineando che ciò che oggi va per la maggiore può non avere lo stesso significato domani. “Megalopolis” potrebbe seguire il destino di Apocalypse Now, un film che inizialmente divideva il pubblico ma che ora è considerato un capolavoro. “Volevo che questo film avesse un finale felice, carico di speranza”, aggiunge.
Nonostante la sua età e la consapevolezza della mortalità, Coppola non si ferma. Ha in programma di realizzare due film: uno semplice, girato in Italia, e un altro di grande portata. “L’Italia rappresenta per me un legame profondo con le mie radici”, confessa, ricordando momenti emozionanti della sua carriera, come quando ha ascoltato per la prima volta la melodia de Il Padrino da Nino Rota.
La sua visione per il futuro del cinema è ottimista, nonostante le difficoltà. “Il cinema è vita”, dice, “e siamo tutti parte di una grande famiglia”. La sua speranza è che le nuove generazioni possano continuare a raccontare storie, contribuendo a una rinascita del settore. Concludendo, Coppola affronta anche temi di rilevanza sociale, parlando del rischio che corre la democrazia americana e della necessità di preservare le culture senza eliminare le differenze.
In un momento in cui il giornalismo e il sistema degli Studios sembrano in declino, Coppola nutre la speranza che possano rinascere, proprio come il cinema. “Quando queste istituzioni muoiono, è doloroso, ma sono sicuro che ci sarà un nuovo inizio”, conclude. Con Megalopolis, il regista ci invita a riflettere su un impero che crolla e sulla possibilità di una nuova primavera, sia nel cinema che nella vita.