“Anora” è un’opera che segna il ritorno del regista Sean Baker in grande stile. Questo film, in uscita giovedì 7 novembre, vincitore della Palma d’oro 2024, ci offre un mix affascinante di favola moderna e realismo crudo.
Sean Baker è noto per le sue narrazioni che sfidano le convenzioni, e con “Anora” ci porta nelle vite di personaggi marginalizzati, come quelli che abbiamo già conosciuto in film come Tangerine e The Florida Project. La protagonista, Ani, è una giovane donna che lavora come stripper in un club di New York, incapsulando l’idea di sogni infranti mescolati a scintille di speranza.
La storia di Ani si sviluppa in un’atmosfera di melanconia e umorismo tragico, dove il suo desiderio di una vita migliore è palpabile. Inizia tutto con un incontro casuale con Ivan, un giovane miliardario russo, il cui fascino la cattura rapidamente. La loro relazione, carica di contrasti sociali e culturali, si trasforma in un’avventura epica che include momenti di puro divertimento a Las Vegas e un matrimonio sorprendente.
Ma dietro a questa realtà scintillante, c’è una profonda riflessione su un’America che continua a scambiare sogni americani con incubi globali. Sean Baker riesce a far emergere un racconto che, pur essendo intriso di satira, esplora l’autenticità dei suoi personaggi. Essi non sono semplici stereotipi, ma rappresentano le sfide quotidiane delle persone che vivono ai margini della società.
Nelle prime fasi della pellicola, vediamo la determinazione di Ani, che lavora instancabilmente per affermare il proprio nome nel mondo dello spettacolo. Il suo lavoro, per quanto impegnativo, è solo un mezzo per raggiungere un fine: la libertà e la felicità. Tuttavia, il suo sogno sembra avere un prezzo, quando i genitori di Ivan iniziano a interferire nella loro storia d’amore, minacciando di distruggere tutto.
In questo viaggio, il film diventa una sorta di opera di (contro)programmazione rispetto alla tradizionale commedia romantica. Mentre la prima parte è giocosa e spensierata, la seconda si trasforma in un mix di gag comiche e tensioni drammatiche. Baker, con il suo tipico stile narrativo, ci mostra la vulnerabilità di tutti i suoi personaggi, rendendoli più umani e autentici.
Ma quello che colpisce di più in “Anora” è la profonda connessione emotiva che Baker riesce a evocare. Nonostante le difficoltà, la luce che brilla nei capelli di Ani e la sua ambizione di vivere un sogno alla Disney rimangono un punto focale della narrazione. Ivan, d’altra parte, incarna le paure e le insicurezze di un giovane ereditario, bloccato tra il dovere e il desiderio di libertà.
Mentre la trama si evolve, i conflitti si intensificano, dando vita a una sorta di dramma umano in cui ognuno deve confrontarsi con le proprie verità. Il film non solo esplora le relazioni romantiche, ma mette anche in discussione le dinamiche familiari e le aspettative sociali. La nonna di Ani e gli altri membri del cast contribuiscono a creare un mosaico complesso di emozioni.
Il finale, come ci si potrebbe aspettare da un racconto di Baker, è tanto liberatorio quanto toccante. Con un messaggio che invita a sognare e a credere nell’impossibile, “Anora” lascia il pubblico con una sensazione di speranza e di introspezione. Se dovessimo riassumere l’essenza di questo film, potremmo dire che è fondamentalmente una storia d’amore senza tempo, ambientata in un contesto moderno e pieno di sfide.