Diretto dalla talentuosa Nora Fingscheidt, il film “The Outrun” si presenta come un dramma emozionante che affronta in modo profondo i temi dell’alcolismo e della ricerca di guarigione. La storia ruota attorno a Rona, una giovane donna scozzese interpretata dalla straordinaria Saoirse Ronan, e trae ispirazione dal memoir del 2017 di Amy Liptrot. Questo film ci conduce attraverso le sfide che affronta Rona nella difficile impresa di ricostruire la propria vita, stravolta dall’alcol e dall’isolamento.
La protagonista è presentata come una figura frammentata, che lotta per fuggire da un tumulto interiore. La scelta di ambientare gran parte della narrazione nelle isole Orcadi, un arcipelago remota situato nel nord della Scozia, diventa una potente metafora dello stato d’animo della protagonista. Le rocce scure, il mare agitato e il paesaggio desolato riflettono perfettamente la solitudine e il senso di abbandono che Rona vive quotidianamente.
Queste terre fredde e austere non sono solo una cornice scenica, ma rappresentano un vero e proprio personaggio all’interno del film, capace di amplificare l’isolamento della protagonista. Le Orcadi offrono a Rona uno spazio per una profonda auto-riflessione, facendola confrontare con i propri demoni interiori mentre cerca di rinascere. In questo contesto, il silenzio e la contemplazione diventano strumenti fondamentali nel suo percorso di guarigione.
Saoirse Ronan offre una performance davvero toccante nel ruolo di Rona. La sua interpretazione è caratterizzata da una dettagliata padronanza emotiva, mostrando al pubblico una donna tormentata, vittima di un passato turbolento e di un presente incerto. Tuttavia, Rona non è solo una persona in crisi; è anche piena di speranza e desiderio di cambiamento. La regista Fingscheidt utilizza un montaggio evocativo e l’espediente visivo del colore dei capelli per riflettere il viaggio emotivo della protagonista.
I colori dei capelli di Rona cambiano per simboleggiare le sue fasi di vita; toni blu e acquatici indicano periodi di autodistruzione, mentre un biondo naturale rappresenta una ricerca di stabilità, fino ad arrivare a un rosso brillante che segna la sua voglia di accettare sia la natura che la solitudine delle Orcadi. Nonostante i rischi di ripetitività insiti nei film che trattano di dipendenze, “The Outrun” riesce a mantenere viva l’attenzione grazie alla forza visiva e all’immersione della protagonista nella natura selvaggia che la circonda.
Le Orcadi, quindi, si trasformano in un rifugio sicuro per Rona, una sorta di santuario in cui ella può lavorare per ricostruire la propria identità e ritrovare un equilibrio interiore. La natura diventa un simbolo di rinascita e di un’umanità perduta, costringendo Rona a collegarsi con le sue origini e quelli di un legame mitologico, come le storie delle selkie, creature fantastiche che simboleggiano trasformazione e rinascita.
Non si può trascurare l’importanza dell’ambiente in cui Rona è cresciuta, non tanto come causa della sua debolezza, ma piuttosto come una costruzione narrativa che forma una rete di relazioni che ha influenzato le sue scelte di vita. “The Outrun” è un’opera intensa, che fa affidamento sulla performance magistrale di Saoirse Ronan, la quale con questa pellicola si afferma nuovamente come una delle attrici più talentuose della sua generazione.
La regia di Fingscheidt riesce ad esplorare i temi della solitudine e della vulnerabilità senza cadere nel pietismo. Con uno sguardo empatico e sincero, il film si presenta come un ritratto femminile di autodeterminazione, raccontando una storia di sofferenza e riscoperta di sé. Grazie a questo lavoro, Saoirse Ronan brilla come protagonista, incarnando con grazia la fragile forza di una donna che cerca la redenzione.