In occasione del premio alla carriera, l’attore Johnny Depp presenta un film che si snoda in una narrazione ricca di sfumature e riflessioni sul valore dell’esistenza. Il film, intitolato “Modi – Tre giorni tra arte e follia”, si distingue per la sua capacità di immergere il pubblico in un universo artistico unico e complesso, dove ogni scena rivela una nuova dimensione dell’arte e della vita degli artisti. Attraverso la figura di Amedeo Modigliani, il secondo lungometraggio di Depp ci porta indietro nel tempo, precisamente nel 1916, a Parigi, una città segnate dalla guerra e dalle epidemie, rappresentata anche attraverso le strade di Budapest.
Nella trama, vediamo Modigliani, affiancato dai suoi compagni come Chaïm Soutine e Maurice Utrillo, vivere alla giornata, lontano dagli ambienti altolocati. Loro sono i veri esploratori di una Rive Gauche maledetta, piena di esperienze quotidiane e di eccessi, dove il vino e la follia diventano i compagni di viaggio più comuni. In questo contesto, Depp riesce a catturare l’essenza della lotta di un’artista per trovare il proprio posto nel mondo.
Nonostante i critici abbiano assimilato il primo tentativo di regia dell’attore, Il coraggioso, a un’opera di scarso impatto, questa volta la penetrazione sciamanica è palpabile. Depp intraprende un viaggio iniziatico accompagnato dalla sua musa ispiratrice, Beatrice Hasting, figura centrale nella rappresentazione artistica del film. I loro legami amorosi vengono esplorati attraverso scene visivamente potenti, evocando le celebri opere di artisti come Francisco Goya.
La storia d’amore tra Modigliani e Hastings emerge come una luce nel buio dell’amarezza, con una domanda cruciale: chi stabilisce il valore di un artista? In un dialogo critico al ristorante tra il protagonista, interpretato da Scamarcio, e un affamato mercante d’arte, rappresentato dall’iconico Al Pacino, viene messa in discussione la valutazione economica delle opere e il significato della creatività.
Questa interazione rimanda a una pratica moderna che tende a definire gli artisti esclusivamente attraverso un criterio monetario, trascurando il legame profondo tra passato e futuro. La ricerca di Depp, quindi, si concentra su un’innocenza minacciata da forze esterne e da cattivi maestri, spingendo verso una risoluzione delle complessità in un calice di autentico piacere artistico.
Lo sguardo dell’attore-regista si rivolge principalmente agli umiliati della società, a coloro che vengono frequentemente giudicati senza considerare la loro reale essenza. La rappresentazione dei vulnerabili e degli emarginati conferisce al film una dimensione umanitaria, trasformando un semplice racconto artistico in una potente critica sociale.
“Modi” non è, quindi, solo un film sulla vita di un artista, ma è un viaggio profondo e toccante che invita a riflettere sull’arte, sull’amore e sulla condizione umana. Con la sua regia audace e la narrazione avvincente, Johnny Depp offre un’opera d’arte cinematografica con una voce unica e potente, capace di risuonare anche nei cuori delle nuove generazioni.