Immaginate un mondo in cui Gretel è figlia unica, costretta a fuggire dalla casa di una strega senza completare il suo compito. Una vita segnata dalla paura, con la sensazione che qualcosa di malefico la perseguiterà per sempre. Questo è l’affascinante punto di partenza di “Longlegs”, l’ultima opera di Oz Perkins, noto per il suo precedente lavoro Gretel & Hansel, una reinterpretazione della celebre fiaba dei fratelli Grimm.
La novità in “Longlegs” è data dall’approccio innovativo che Perkins offre al genere horror, mescolando elementi della tradizione di racconti inquietanti per bambini con tratti tipici del thriller psicologico. Un’opera che si rifà a classici come Il silenzio degli innocenti, esplorando le paure più profonde annidate nel contesto familiare.
Sin dal prologo, il film ci immerge in una atmosfera cupa e sinistra. Una famiglia arriva in una casa di campagna, e una giovane ragazza scende dall’auto per incontrare un intruso misterioso. La sua apparizione è sfuggente, accompagnata da una voce stridula che evoca terrore. Da questo momento, lo spettatore è già catturato, avvinto dall’ignoto e dalla tensione crescente.
Il personaggio centrale, Longlegs, interpretato da Nicolas Cage, si presenta come un’entità enigmatica dietro una serie di omicidi commessi in modo incomprensibile. Questa figura riesce a manipolare le famiglie spingendole a distruggersi l’un l’altra, tramite lettere codificate lasciate sulle scene del crimine. È una minaccia silenziosa ma letale che tiene i protagonisti e gli spettatori sul filo del rasoio.
Nella parte di investigatrice troviamo Lee Harker, interpretata da Maika Monroe, un’agente dell’FBI alle prime armi, che possiede un sesto senso straordinario per riconoscere il Male. Mentre cerca di capire l’origine di questa malvagità, la complicata relazione con la madre rivela un legame con misteri dalle sfumature oscure e inquietanti.
“Longlegs” rappresenta una svolta decisiva nella carriera di Osgood Perkins, che fino ad ora era considerato un regista cult. Già apprezzato da un pubblico di nicchia, il suo approccio particolare al genere horror sta finalmente attirando l’attenzione del grande pubblico. Con la sua narrazione atipica e il suo modo di affrontare temi complessi, Perkins offre una riflessione affascinante sull’incubo dell’imponderabile male.
La regia di Perkins è caratterizzata da uno stile visivo evocativo e inquietante. La prima metà del film, che amalgama elementi thrillers e horror, si distingue per la sua maestria narrativa. Ogni scena è costruita sapientemente, creando un senso di ansia e inquietudine attraverso angolazioni e montaggi audaci. La presentazione di Longlegs, il mostro del film, è un perfetto esempio di come Perkins gestisce l’estetica dell’orrore, combinando abilmente design e performance recitativa.
Ogni inquadratura di Longlegs emana tensione, mentre il regista sfrutta ogni elemento visivo per instillare paura. I dialoghi sono saturi di un’atmosfera opprimente, mentre gli spazi ritratti sembrano chiudersi attorno ai personaggi. Ogni dettaglio visivo, sonoro e narrativo è pensato per creare un’esperienza immersiva, in cui lo spettatore è costretto a scrutare ogni scena per cogliere il vero significato di ciò che accade.
“Longlegs” affronta temi profondo come la violenza vicaria, offrendo una rilettura inquietante e originale. La pellicola cresce in potenza e profondità quando viene vista con attenzione e, paradossalmente, riesce a rimanere impressa anche quando viene dimenticata. L’interpretazione intensa di Nicolas Cage, accanto a quella di Maika Monroe, segna un punto culminante nel panorama degli horror contemporanei.
Con un’atmosfera costantemente inquietante, “Longlegs” è un viaggio nell’oscurità che trascende il semplice shock. Questo film si propone come uno dei migliori horror dell’anno, confermando il talento di Oz Perkins e la grandezza di due attori che, con la loro performance, immortalano una fiaba maledetta destinata a rimanere nella memoria collettiva.