“L’incidente” è un film che esplora il profondo legame tra dolore, distruzione e ossessione, attraverso un dramma familiare che si intreccia con elementi di cinema grottesco. Questo lungometraggio è l’opera prima di Giuseppe Garau, realizzato in appena dieci giorni e girato in pellicola 16mm a Barriera di Milano, un quartiere di Torino.
La colonna sonora del film spazia da una ballata melanconica di Fabrizio De André, che affronta le conseguenze dell’amore disperato, a brani grotteschi di Nick Cave and the Bad Seeds, che sottolineano le pericolose ossessioni. Questo contrasto sonoro accompagna la narrazione, arricchendo il viaggio emotivo della protagonista.
Il film ha ricevuto un riconoscimento importante, vincendo il Gran Premio della Giuria allo Slamdance Film Festival di Park City, Utah. Un esordio notevole che merita di essere approfondito, soprattutto considerando che nella sua costruzione si possono rintracciare elementi simili a quelli visti nel film Locke di Steven Knight, dove un protagonista affronta i suoi errori in un contesto ostile e claustrofobico.
Protagonista indiscussa è Marcella, interpretata da Giulia Mazzarino. La sua storia è segnata da un recente divorzio e da una gestione complessa delle emozioni, soprattutto riguardo alla crescita della figlia. Un giorno, dopo aver dimenticato la piccola a scuola, Marcella si trova coinvolta in un incidente d’auto che cambierà radicalmente non solo la sua vita, ma anche quella delle persone a lei vicine.
L’incidente, inteso come evento catastrofico, diventa per Marcella l’occasione di reinventarsi. Invece di lasciarsi affondare dal trauma, ella decide di risvegliare la propria esistenza. Acquista un carroattrezzi e inizia a cercare incidenti stradali, cercando di trarre profitto dai disastri altrui. Da questa scelta nasce una competizione inaspettata, perché Marcella non è sola in questo oscuro business.
La narrazione di Garau ci invita a riflettere su quanto possa essere sottile il confine tra vita e morte. La scelta di girare il film in un formato 4:3 crea un’atmosfera claustrofobica che riflette lo stato d’animo della protagonista. Il linguaggio visivo e la regia ci portano a scoprire la verità sulle nostre ossessioni e sui loro effetti devastanti.
Il lavoro di Garau presenta influenze eterogenee, spaziando da Un giorno di ordinaria follia di Joel Schumacher fino al cinema grottesco e surreale di Quentin Dupieux. Le atmosfere richiamano, in modi sorprendenti, il Cronenberg di Crash, mettendo in luce il perverso piacere che si può provare di fronte al dolore ingenerato dalla distruzione.
“L’incidente” è un’opera audace che mette in discussione la nostra società e il modo in cui affrontiamo il trauma. Nonostante le sue tematiche oscure, riesce a coinvolgere lo spettatore in un viaggio che esplora le complessità delle emozioni umane e ci invita a riflettere sulle nostre ossessioni. Questo primo lungometraggio di Giuseppe Garau è dunque un’esperienza cinematografica che vale davvero la pena vivere.