Netflix spesso invita al binge-watching, ma non tutte le serie si prestano a questa modalità di fruizione. American Primeval, un western intensamente violento in sei episodi, ne è un esempio lampante: vederli tutti di fila può risultare opprimente. Eppure, questa miniserie, guidata da una straordinaria interpretazione di Taylor Kitsch, è un racconto cupo ma coinvolgente, crudo ma intriso di una sottile speranza. Non una speranza nell’umanità, descritta qui come brutale e spietata, ma in quei pochi individui che si distinguono per coraggio, moralità e resilienza.
In un mondo dominato da milizie violente, mercenari senza scrupoli, avidi cacciatori di taglie e nativi in guerra, American Primeval sorprende con un’inversione di ruoli: i principali antagonisti sono i mormoni, dipinti come fanatici religiosi e predoni mascherati che sfruttano i conflitti tra pionieri e nativi per consolidare il loro dominio sui territori.
La serie, creata da Mark L. Smith (cosceneggiatore di The Revenant) e Michael Punke, è ambientata nello Utah del 1857, tra montagne inospitali e comunità frammentate. I protagonisti sono personaggi solitari e tormentati: un uomo bianco che ha vissuto tra i nativi, una donna in fuga con il figlio, e una giovane nativa muta. Taylor Kitsch dà vita a Isaac Reed, un uomo duro e taciturno che, controvoglia, accetta di aiutare Sarah Rowell (interpretata da Betty Gilpin) e suo figlio Devin ad attraversare i pericolosi monti innevati.
Parallelamente, un’imboscata brutale ai danni di un gruppo di viaggiatori alimenta le tensioni tra le fazioni, portando a sanguinose battaglie e massacri insensati. La violenza è onnipresente e senza filtri: mutilazioni, scalpi, stupri e orrori simili sono parte integrante della narrazione.
Nonostante l’intensità, la serie è anche un racconto visivamente straordinario. La natura, maestosa e indifferente, fa da sfondo alle vicende umane: vasti panorami, foreste lussureggianti e montagne innevate creano uno scenario tanto affascinante quanto crudele.
Al centro della storia ci sono ideologie in conflitto: principi protocapitalisti, credenze religiose e tradizioni culturali. Tra i personaggi spicca Abish Pratt, una mormona rapita dai nativi che, involontariamente, si avvicina alla loro cultura e ci aiuta a comprenderla meglio. Tuttavia, è Sarah Rowell a rappresentare il cuore narrativo della serie. Il suo viaggio e quello delle altre figure femminili danno forza a questo western insolito e imponente, con le donne a fare da eroine in un mondo dominato dalla brutalità maschile.
Taylor Kitsch e Betty Gilpin offrono interpretazioni intense e misurate, costruendo un’alchimia sorprendente tra i loro personaggi. In un panorama televisivo americano, è raro trovare una serie che affronti in modo così diretto la disumanità e l’intransigenza umana. Se siete disposti a sopportare la crudezza di American Primeval, guardatela con calma, un episodio alla volta: non vorrete perdervi questo intenso e struggente racconto di frontiera.