Il film “L’isola degli idealisti”, diretto da Elisabetta Sgarbi, si presenta come un adattamento audace del romanzo postumo di Scerbanenco (foto sotto), pubblicato nel 2018. Questa opera si distingue per la sua ambizione, ma al tempo stesso mostra dei segni di incompletezza. Ambientato in un paesaggio inquietante di un’isola avvolta dalla nebbia, il film esplora le dinamiche di una villa ricca di opere d’arte e misteri.
La trama prende vita in una villa nota come “delle Ginestre”, dove i protagonisti, Beatrice e Guido, due ladruncoli in fuga, si imbattono nel guardiano Giovanni e nel suo dobermann Pangloss. Beatrice è bella e astuta, sebbene malata, mentre Guido è un uomo dal carattere fragile, con debolezze per il gioco e le donne. La famiglia Reffi, che abita la villa, è composta da individui eccentrici e colti, ognuno con i propri conflitti interiori.
Il racconto si sposta dagli anni ’40 agli anni ’70, mantenendo intatta l’essenza della storia originale. I Reffi, guidati dal capofamiglia Antonio, un ex direttore d’orchestra, navigano tra le loro frustrazioni e aspirazioni. La figlia Carla è un’autrice in attesa di risposte, mentre il figlio Celestino, un ex medico, è ossessionato da una violinista. La governante Jole e suo marito Vittorio completano il quadro di questa famiglia disfunzionale. Nella foto sotto, Elena Radonicich sul set del film.
Inizialmente, Celestino offre a Beatrice e Guido un accordo: non saranno denunciati, purché seguano un corso di educazione per migliorare le loro vite. Questo scambio dà origine a una narrazione che mescola elementi di poliziesco e dramma borghese. Tuttavia, l’azione rimane confinata nelle ampie stanze e nei sotterranei della villa, creando una sensazione di tempo sospeso.
Il film riesce a trasmettere la solitudine dei personaggi, intrappolati in un ambiente che si rivela quasi claustrofobico. I Reffi, definiti “idealisti”, sono in realtà intrappolati in un mondo di elucubrazioni filosofiche e conversazioni cerebrali, incapaci di agire concretamente. Jole, la domestica, critica aspramente questa loro condizione, descrivendoli come ipocriti e superflui. Nella foto sotto, Renato De Simone in una scena del film.
Nonostante l’impegno del cast, che include nomi noti come Tommaso Ragno e Elena Radonicich, il film fatica a trovare una profondità significativa. I personaggi appaiono bidimensionali e la trama rimane superficiale, ancorata a un estetismo che non riesce a tradurre sul grande schermo la ricchezza emotiva del romanzo originale.
Anche se la regia di Sgarbi dimostra attenzione ai dettagli visivi e alla costruzione dell’atmosfera, con ambienti suggestivi e simbolici, il risultato finale è una pellicola che rischia di perdersi nell’artificio. Nella foto sotto, Vincenzo Nemolato in una scena del film.
“L’isola degli idealisti” si presenta come un’opera ambiziosa, ma priva della necessaria profondità narrativa per coinvolgere e commuovere il pubblico.
In conclusione, questo film offre uno sguardo intrigante su una realtà artistica complessa, ma lascia anche un senso di incompiutezza. La bellezza visiva e la promessa di una trama profonda si scontrano con la mancanza di sostanza, rendendo “L’isola degli idealisti” un’esperienza da cui ci si aspetterebbe di più. Nella foto sotto, Michela Cescon.