
La ragazza del coro arriva nelle sale italiane a partire dal 9 ottobre: si tratta dell’opera prima della regista slovena Urška Djukić, che ha già conquistato l’attenzione internazionale vincendo il Premio FIPRESCI nella sezione Perspectives al 75° Festival di Berlino. Questo riconoscimento segna l’emergere di una voce autoriale originale nel panorama europeo e sottolinea l’importanza di un film che affronta con sensibilità temi universali come la crescita e l’identità.
Il premio ottenuto a Berlino non è solo un attestato di qualità critica: il Premio FIPRESCI sottolinea come il film sia stato riconosciuto dalla stampa cinematografica internazionale per la sua capacità di raccontare una storia complessa con eleganza e rigore. Al Festival il film si è distinto nella sezione Perspectives, dedicata a nuove sensibilità registiche, confermando Urška Djukić come una cineasta da seguire per la sua originalità narrativa e stilistica.
La pellicola è anche il candidato ufficiale della Slovenia alla 98a edizione degli Academy Awards, dove concorrerà nella categoria Best International Feature Film. Questa scelta rafforza il ruolo del film come ambasciatore della cinematografia slovena all’estero e pone La ragazza del coro al centro del dibattito internazionale sulle opere emergenti che parlano di formazione e identità in chiave contemporanea.
Al centro del racconto troviamo Lucia, una giovane con un animo sensibile che canta nel coro di una scuola cattolica. In un ambiente fatto di regole, silenzi e aspettative, Lucia si trova a misurarsi per la prima volta con domande intime e scomode: a chi appartiene il mio corpo? e come si imparano le regole del cuore e della vita? Domande che innescano un percorso di crescita difficile e profondo, raccontato con grande delicatezza.
Il film esplora la scoperta della sessualità, i conflitti interiori e le dinamiche sociali che accompagnano il passaggio dall’infanzia alla femminilità. Grazie a una scrittura asciutta e a scelte registiche misurate, La ragazza del coro mette a fuoco tensioni emotive e morali senza scadere nel didascalico, offrendo allo spettatore una narrazione capace di coniugare forza emotiva e raffinatezza formale.
Le interpreti principali, Jara Sofija Ostan e Mina Švajger, offrono performance autentiche e misurate. L’intensità dei loro sguardi e la naturalezza delle loro interpretazioni contribuiscono a rendere credibile il percorso di Lucia, trasformando il film in un’opera che poggia tanto sulla recitazione quanto sulla sensibilità registico-narrativa. La chimica tra le attrici è uno degli elementi più apprezzati della pellicola.
La regista Urška Djukić ha raccontato di aver cercato «una ragazza che si trovasse in quella fase di transizione tra la fanciullezza e la femminilità», desiderando qualcuno che esprimesse grazia e una luce interiore. Ha scelto Jara Sofija Ostan perché «aveva qualcosa di magico: sembrava un’anima antica intrappolata in un corpo di ragazza che si stava lentamente risvegliando». Questa scelta riflette la volontà di creare un ritratto autentico della crescita.
Dal punto di vista formale, La ragazza del coro predilige un linguaggio cinematografico fatto di silenzi, composizioni misurate e un uso attento della colonna sonora, elementi che contribuiscono a creare un’atmosfera sospesa. L’alternanza tra momenti intimi e scene più corali mette in rilievo le contraddizioni e le tensioni che definiscono l’esperienza adolescenziale, mantenendo sempre un registro elegante e misurato.
Critici e pubblico internazionale hanno registrato con interesse l’esordio di Djukić: la selezione ai festival e la candidatura agli Oscar aumentano l’attenzione intorno al film, ponendolo come uno dei titoli di riferimento nella stagione cinematografica dedicata ai giovani talenti. In Italia, l’uscita in sala il 9 ottobre è attesa come un’occasione per confrontarsi con temi sensibili e per apprezzare una nuova voce europea.