
A quasi dieci anni di distanza dal suo ultimo lavoro dietro la macchina da presa, Tom Ford si prepara a tornare al cinema con Cry to Heaven, terza regia dopo A Single Man (2009) e Animali notturni (2016). L’annuncio ha immediatamente catalizzato l’attenzione di pubblico e addetti ai lavori, non solo per il prestigio del nome coinvolto, ma anche per la sorprendente presenza di Adele, al suo primo ruolo cinematografico.
Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Anne Rice del 1982 e rappresenta la prima incursione di Ford in un contesto storico. Ambientato nell’Italia barocca del XVIII secolo, Cry to Heaven promette un’esperienza immersiva, sospesa tra sensualità, musica, arte e potere: un universo estetico che sembra scritto per il linguaggio visivo del regista texano.

Un’opera sul corpo, la voce e la crudeltà della perfezione
Al centro della narrazione si trova il mondo dei castrati, giovane manodopera vocale sacrificata in nome dell’eccellenza artistica. La storia segue le vite di due protagonisti, Guido Maffeo e Tonio Treschi: il primo, figlio di contadini calabresi, viene mutilato da bambino per inseguire l’illusione del successo musicale; il secondo, giovane nobile veneziano, è invece vittima di un atto di violenza familiare travestito da destino artistico.
Le loro traiettorie si intrecciano in un racconto di perdita, trasformazione e rinascita, affrontando con decisione temi oggi centrali nel dibattito culturale: identità di genere, autoritarismo patriarcale, tensione tra bellezza e dolore, il corpo come feticcio e come strumento di oppressione. È un contesto perfettamente in linea con l’immaginario di Anne Rice, che da sempre esplora i confini tra desiderio, religione e potere.

Anne Rice e il sacrificio del corpo
Cry to Heaven — pubblicato in Italia con il titolo Un grido fino al cielo — non ebbe il successo immediato di Intervista col vampiro, ma segnò una svolta nella scrittura di Rice. Se nei romanzi sui vampiri l’immortalità era metafora di amore e perdita, qui il sacrificio fisico diventa il prezzo della perfezione artistica. Ford sembra raccogliere questa eredità con naturalezza: il suo cinema è sempre stato un conflitto tra eleganza e ferita, tra misura formale e abisso emotivo.
Portare sullo schermo questa storia richiede però un equilibrio complesso. Occorre restare fedeli allo spirito del romanzo, ma anche reinterpretarlo alla luce di un pubblico contemporaneo, sensibile alla rappresentazione dei corpi e delle identità. A ciò si aggiunge l’ambizione visiva: la Venezia settecentesca, i conservatori napoletani, la teatralità lirica e la figura liminale del castrato costituiscono un terreno fertile ma delicato.

Ford autore: estetica, controllo creativo e ambizione
Per Cry to Heaven, Tom Ford ha scelto di finanziare autonomamente la produzione attraverso la propria società indipendente, seguendo la stessa strada intrapresa per i suoi primi due film. L’obiettivo è mantenere il pieno controllo artistico sull’opera. Nel 2023, durante un’intervista a GQ, lo stilista aveva dichiarato di voler abbandonare la moda per dedicarsi al cinema: “Ho 62 anni, voglio passare i prossimi 20 anni della mia vita a fare film. Il tempo stringe.”
La sua terza regia non appare dunque un progetto occasionale, ma l’espressione più coerente del suo percorso.
La scelta dell’Italia come ambiente storico non è solo un’ambientazione, ma un dispositivo estetico: scenografie ricercate, palette cromatiche sofisticate, costumi d’epoca sontuosi e un’attenzione quasi scultorea al corpo dell’interprete. L’opera barocca diventa lente emotiva e concettuale, un luogo in cui arte, desiderio e perversione sociale si sovrappongono.

Adele: un debutto carico di simboli
L’elemento più inatteso del progetto è la partecipazione di Adele. Il suo ruolo non è ancora stato rivelato e non è chiaro se sarà centrale o marginale, ma la sua presenza ha già contribuito a trasformare Cry to Heaven in un caso mediatico. Dopo l’annuncio di una pausa a tempo indeterminato dal mondo musicale (settembre 2024), la cantante ha accettato il progetto dopo un incontro privato con Ford a Los Angeles.
Il legame tra voce e identità, cardine del romanzo di Rice, sembra averla convinta. Non si tratterebbe di un semplice cameo: secondo fonti vicine alla produzione, Adele avrebbe intrapreso un percorso di preparazione vocale e linguistica per affrontare il contesto settecentesco italiano, segnale di un ruolo di peso sia narrativo che concettuale.

Un cast internazionale di alto profilo
Oltre ad Adele, il cast riunisce interpreti di primo piano della scena europea e anglosassone: Nicholas Hoult, Aaron Taylor-Johnson, Colin Firth, Paul Bettany, Thandiwe Newton, Ciarán Hinds, Mark Strong, Daryl McCormack, George MacKay, Lux Pascal e Hunter Schafer, quest’ultima chiamata a incarnare con particolare sensibilità il tema della soglia identitaria.
La presenza dell’emergente Owen Cooper — premiato agli Emmy per Adolescence — conferma l’intenzione di Ford di fondere star power e nuovi talenti.

Produzione, location e uscita
Annunciato ufficialmente nel novembre 2025, Cry to Heaven è gestito interamente da Ford sul piano produttivo. Le riprese dovrebbero iniziare nel gennaio 2026 tra Londra e Roma, con successivi spostamenti a Venezia e Napoli. L’uscita è prevista per la fine del 2026.
La promessa è quella di un’opera totalizzante in cui moda, immagine cinematografica e musica convergono in un’unica forma artistica. Se A Single Man raccontava l’intimità del dolore e Animali notturni la violenza della memoria, Cry to Heaven potrebbe rappresentare il punto d’incontro tra i due poli: il corpo come ferita e la bellezza come condanna.




